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Immagine del redattoreFiliberto Ciaglia

La "Machu Picchu" d'Abruzzo. Il borgo di Castrovalva.

Dinanzi alla chiesa della Madonna della Neve, circondati dai palazzi cinquecenteschi affacciati sulla piccola piazza del borgo, l’acqua di una fontanella irrompe col suo getto nel silenzio delle case spente e dei vicoli deserti. Siamo a Castrovalva, un borgo nelle Gole del Sagittario che ai più attenti osservatori non può esser certamente sfuggito, qualora avesse percorso un paio di volte il tratto autostradale nei pressi della galleria di Cocullo.


La piazza

Il paese giace su una cresta rocciosa a strapiombo sulla vallata, evocando per certi versi l’immagine della celebre città Inca di “Machu Picchu”, persa nel cuore dei lontani pendii andini sudamericani. Una volta superato il borgo di Anversa degli Abruzzi, in effetti, ci si rende immediatamente conto di quanto inaccessibile sia la sua piccola frazione (la cui annessione risale al 1927), nostra meta in una fredda sera autunnale, raggiungibile solo attraverso una serie di tornanti strapiombanti e stretti, ove l’imbattersi in una vettura proveniente dal senso opposto si tramuta in un incrocio dalla gestione complessa, giacché la strada consente solo in alcuni punti che gli incontri tra automobili possano risolversi in poche manovre, mentre sotto le gallerie scavate nella roccia lo spazio è a misura di singola vettura. Negli anni ’30 fu proprio la suggestiva posizione del borgo ad attirarvi un celebre incisore e grafico olandese, Maurits Cornelis Escher, il quale soggiornò a Castrovalva e realizzò una litografia del paese proprio da uno dei tornanti suddetti.


Litografia di Escher, 1930

Un pensionato castrese nei pressi della piazza, stupito dalla nostra presenza con macchine fotografiche al seguito, ci da il benvenuto con un sonoro “Buonasera giovanotti” domandando in primo luogo da dove venissimo, per poi deliziarci raccontandoci di quelle strade nei tempi andati, più di mezzo secolo fa. Negli anni cinquanta, quando già le due guerre e le imponenti migrazioni verso le Americhe avevano posto le basi all’inevitabile spopolamento dei decenni successivi, dalle finestre di quella piccola piazza il vociare era costante, mentre i versanti della montagna di fronte al paese erano tappezzati da differenti tipi di colture, ove si lavorava fino a sera.


Ora che di quegli sforzi antichi rimane qualche attrezzo sommerso dall’erba alta, i minuti e le ore scanditi dall’orologio sulla facciata della chiesa ci ricordano che il tempo sta scorrendo lassù come nei più grandi centri, nonostante tutto sembri essersi fermato.

La vicenda demografica del borgo è quella drammatica che coinvolge le grandi valli interne dell’appennino abruzzese, dove i paesi presentano una perdita media di mille abitanti se paragoniamo i censimenti d’inizio XXI secolo con quelli dei primi anni del ‘900. Il patrimonio storico, che spazia dalle architetture medievali oltre l’arco nella parte alta a quelle settecentesche ed ottocentesche dell’ingresso, passando per le abitazioni rinascimentali nei pressi della piazza, ricorda a quanti continuano a coglierne le peculiarità la storia allarmante d’un abbandono che pare inesorabile. Sebbene per paesi come Castrovalva, soprattutto per la sua particolare collocazione geografica, la speranza per una futura salvaguardia va riposta in quanti tornano e torneranno a trascorrere le estati nelle case dei propri nonni o nell’apertura di un albergo diffuso che inglobi molte delle case abbandonate (qualora accada che un motociclista miliardario venuto da lontano si innamori del paese così come è accaduto per Santo Stefano di Sessanio), la situazione in altri centri è ancor più allarmante. Poiché dove le strade esistono e sono percorribili, dove le grandi città ed i loro uffici non si trovano a distanze proibitive, la garanzia dei servizi e la velocizzazione nei lavori d’adeguamento post sisma devono costituire le basi per far sì che il calo sostanziale degli abitanti possa potenzialmente invertirsi, che l’abbandono dei piccoli centri non divenga una scelta obbligatoria. Raccontare e fotografare Castrovalva e gli altri paesi d’abruzzo, custodi dei propri retaggi particolari, può certamente costituire un primo passo.


Foto di copertina realizzata da Andrea Di Florio


I Borghi d'Abruzzo

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