Sarah Ciaglia
Filiberto Ciaglia
Storia sismica dell’evento[1]
(di Sarah Ciaglia)
Il 24 febbraio 1904, alle ore 15:53, il territorio di Rosciolo dei Marsi e Magliano dei Marsi venne colpito da una scossa di magnitudo Mw 5.68 ±0.12 ed una Intensità Macrosismica pari a 8-9[2]. A Rosciolo dei Marsi e a Scanzano furono segnalate variazioni di portata e intorbidamento delle acque sorgive, fenditure nel suolo e spaccature di grandi massi rocciosi, mentre a Magliano dei Marsi, negli attimi che precedettero la scossa, fu notata una grande mobilità degli aghi magnetici, nonché il comportamento inconsueto degli animali (CAVASINO, 1915). Il terremoto colpì principalmente alcuni paesi di montagna, sparsi su una superficie di circa 140 kmq, causando ingenti danni alle costruzioni, tanto che molte case crollarono o dovettero essere demolite. La gravità dei danni, secondo il parere degli esperti che osservarono gli effetti, fu dovuta alla fatiscenza degli edifici e alla loro cattiva costruzione. I centri più danneggiati furono Rosciolo dei Marsi, Magliano de’ Marsi, Scurcola Marsicana, Cappelle, Sorbo, Poggio Filippo, San Donato, Gallo e Scanzano, tutti ubicati fra 700 e 1.050 metri di altitudine.
La scossa, con epicentro a Rosciolo dei Marsi, fu avvertita in molte località della provincia dell’Aquila, di Frosinone, di Perugia, di Rieti, di Caserta e Urbino[3]. Alle 17.30 GMT una replica fu avvertita a Cappadocia (AQ), ove gli abitanti si riversarono nelle strade[4].
Alla scossa del 24 febbraio seguirono numerose repliche nei 5 mesi successivi, alcune delle quali molto forti. Secondo Cavasino, la minore propagazione degli effetti verso NNE fu causata dalla presenza del Gran Sasso, che "assorbì" parte dell’energia sismica. Infatti, le località più lontane nelle quali fu avvertita la scossa furono L’Aquila a nord, Capestrano a nord-est, Celano ad est, Isola del Liri a sud, Velletri a sud-ovest, Roma ad ovest, Terni a nord-ovest (CAVASINO, 1915).
Secondo le perizie redatte dai tecnici del Genio Civile di L’Aquila, utilizzate da Cavasino, le condizioni statiche degli edifici delle località più danneggiate erano critiche già prima del terremoto. Lo stato di fatiscenza del patrimonio edilizio era dovuto sia a vecchiaia, sia a scadenti tecniche costruttive.
Il giorno successivo il terremoto, il sottoprefetto di Avezzano si recò a Magliano dei Marsi, comune maggiormente colpito, e in accordo con il sindaco e il tenente dei Carabinieri, prese i primi provvedimenti di sgombero e di puntellamento delle abitazioni pericolanti. Una compagnia di soldati fu inviata da Avezzano nell’area epicentrale per portare i primi soccorsi e delle tende per alloggiare i senzatetto.
Il periodo sismico del febbraio 1904 colpì le comunità durante un inverno particolarmente rigido e caratterizzato da abbondanti nevicate, elemento che acuì i danni ai fabbricati e il disagio della popolazione. In seguito all’aggravarsi della situazione, per le abbondanti precipitazioni nevose e per la mancanza di personale adatto, il sindaco di Magliano richiese al Ministero dell’Interno l’invio urgente di militari del Genio, richiesta sollecitata anche dal prefetto dell’Aquila (Archivio Centrale dello Stato, Telegramma del sindaco di Magliano de’ Marsi Scipioni al Ministero dell’Interno, 28 febbraio 1904).
Geostoria di un disastro dimenticato
(di Filiberto Ciaglia)
La Domenica del Corriere descrisse lo spavento patito dai 4500 abitanti del comune di Magliano de’ Marsi il 24 febbraio 1904, nella prima «di un’interminabile serie di altre scosse» che destarono «fatalmente» la quiete dei suoi abitanti e di quelli dei centri già citati nella prima parte relativa alla storia sismica dell’evento (La domenica del Corriere, 1904, p. 3).
La monopolizzazione della letteratura geostorica da parte del terremoto del 1915, operata alla luce dell’evidente superiorità devastatrice di uno dei sismi maggiormente disastrosi della penisola, ha condotto a una parziale marginalizzazione del sisma “minore” del 1904, ricadente in particolare sui centri abitati della Marsica occidentale, ove il disagio patito dalle comunità colpite fu notevole. Alla meglio, le famiglie delle 600 abitazioni rese inabitabili dal sisma vennero sistemate sotto delle tende all’aperto, al cospetto delle sagome di Velino e Cafornia. Prima dell’installazione della tendopoli, in molti abbandonarono rapidamente i centri più colpiti per rifugiarsi «in campagna o nelle piazze in carri o in baracche improvvisate» (MONTI, 1907). Le poche fotografie del tempo, alcune appartenenti a collezioni private ed altre custodite in diverse conservatorie, raccontano la storia di un borgo antico già gravato dall’incuria nella manutenzione del centro storico prima dello smottamento, che rappresentò il preludio al più devastante evento calamitoso del 1915, durante il quale fu cancellata la gran parte dell’originario assetto urbano[5].
Nella foto seguente si nota il ritratto di una delle vie di Magliano de’ Marsi (con ogni probabilità la Salita del Colle) a seguito della posa in opera delle travi di legno, le quali venivano posizionate sulle facciate degli edifici perché si evitasse un ribaltamento in strada delle pareti pericolanti (DONATELLI, 2018, p. 721) . Stupisce la tranquillità di uno dei militari impegnati nelle operazioni, in piedi sull’ultimo gradino di una scala addossata su una delle abitazioni.
A Magliano subì danni notevoli la cattedrale di S. Lucia e la Torre dei ‘di Cola (altrimenti nota come “Torre dei Padellari”), della quale rimane qualche resto nella parte alta dell’abitato odierno. In seguito ai rapporti relativi alle perizie del Genio Civile, l’ammontare dei danni fu stimato in un milione di lire, cifra consistente se rapportata alla limitata estensione della zona colpita e alla modesta strategicità economica dell’area (DONATELLI, 2016, p. 51). Un ultimo dato interessante relativo alla reazione comunitaria, e in qualche modo da approfondire altresì sondando la memoria storica degli abitanti più anziani del paese, è quello relativo all’inquietudine patita dalla comunità a seguito della notizia della presunta apertura del cratere di un vulcano dopo il crollo di una delle abitazioni pericolanti (Il giornale d’Italia, 13 marzo 1904). Il crollo dell’abitazione, che con ogni probabilità risentì altresì del cedimento di una parte di terreno sottostante, infuse in pochi istanti nelle coscienze sconvolte dei paesani una paura antica nei confronti delle viscere della terra, un’istantanea propagazione di panico collettivo nei confronti di un’imprevista minaccia vulcanica risvegliatasi dalle profondità che non è nuova nel panorama della geostoria legata agli eventi calamitosi.
Paragonerei la “paura del vulcano” del terremoto del 1904 alla voragine che si aprì nel centro di Posta a seguito del terremoto aquilano del 1703, quando un’inquietudine più articolata e avvalorata dalle testimonianze di diversi cittadini (alcuni dei quali giurarono d’aver visto delle colonne di fumo e delle luci uscirvi nel cuore della notte) si diffuse prepotentemente in quello spicchio nord occidentale del contado aquilano (AA. VV, Pareva quel giorno dell’Universal Giuditio…, 2013). Per la voragine di Posta si attese molto tempo prima che se ne smentisse la natura, mentre a Magliano in breve tempo si dichiarò che l’allarme era assolutamente ingiustificato e il terrore rientrò con la stessa velocità con la quale s’era diffuso tra le persone.
Una futura analisi attenta dei documenti sparsi nelle diverse sedi archivistiche del territorio regionale potrebbe, a parer mio, svelare ulteriori particolari sul “disastro dimenticato” del 1904.
Bibliografia:
AA. VV., …pareva quel giorno dell’Universal Giuditio. Il terremoto aquilano del 1703 tra indagine storica e sviluppo della sismologia moderna, Avezzano, Edizioni Kirke, 2013
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Gabinetto, Ufficio cifra, 1904, Copialettere in arrivo dal 27 febbraio al 5 marzo, n.7416, Telegramma del sindaco di Magliano de’ Marsi Scipioni al Ministero dell’Interno, Magliano de’ Marsi 28 febbraio 1904
CAVASINO A., Il terremoto nella Marsica del 24 febbraio 1904, in "Bollettino della Società Sismologica Italiana", vol.18, Modena, pp.411-48. 1915
DONATELLI A., Centri minori in Abruzzo colpiti da eventi sismici: scenari di danno e trasformazioni del costruito storico, in «Un paese ci vuole. Studi e prospettive per i centri abbandonati e in via di spopolamento» a cura di Annunziata Maria Oteri Giuseppina Scamardì, Archistor Extra, 7 (2020), pp. 707-731
Il Giornale d’Italia, n.91, Roma, 13 marzo 1904
La domenica del Corriere. Supplemento illustrato del Corriere della sera, 1904
MONTI V., Notizie sui terremoti osservati in Italia durante l’anno 1904, Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica, in appendice al «Bollettino della Società Sismologica Italiana», voll.11 (1906)-12 (1907)
GUIDOBONI E. - FERRARI G. - MARIOTTI D. - COMASTRI A. - TARABUSI G. - SGATTONI G. - VALENSISE G., CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell'area Mediterranea (760 a.C.-1500). Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), 2018
SPADEA M.C. - VECCHI M. – GARDELLINI P. – DEL MESE S., The Marsica earthquake of February 24, 1904, in "Atlas of Isoseismal Maps of Italian Earthquakes", a cura di D. Postpischl, CNR-PFG, Quaderni de «La Ricerca Scientifica», n.114, vol.2A, pp.114-115, Roma
Note:
[1] I dati riportati sono stati ripresi dal Catalogo dei forti terremoti in Italia. Si veda Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Sgattoni G., Valensise G., 2018. CFTI5Med, Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (461 a.C.-1997) e nell'area Mediterranea (760 a.C.-1500). Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) [2] 9 per il territorio di Rosciolo dei Marsi, 8/9 presso Magliano dei Marsi; nello studio della sismicità storica di un’area, il mezzo più utilizzato è l’intensità macrosismica, stimata tramite studi storici, tramite “interviste” fatte alla popolazione e tramite una descrizione soggettiva dei danni riportati sul territorio e sugli edifici [3] La scossa venne registrata anche dagli Osservatori di Catania, di Carloforte (Isola di San Pietro in Sardegna), di Firenze, di Isola d’Ischia (Napoli), di Mestre (Venezia), di Padova, di Pavia, di Quarto (Firenze) e di Siena. All’estero venne registrata negli Osservatori tedeschi di Amburgo, di Gottinga, di Lipsia, di Potsdam, nell’Osservatorio inglese di Paisley, negli osservatori di Strasburgo (Francia), di Uccle (Belgio) e in quello croato di Pola. [4] In quel frangente si ravvisò una grave lesione all’Ufficio dell’Esattoria e del Dazio. [5] Lo stesso non accadde per le frazioni di Marano dei Marsi e Rosciolo dei Marsi, che seppur danneggiate da ambo i sismi conservano il loro antico assetto urbano.
In copertina: dipinto relativo al terremoto portoghese del 1755
(fonte: https://www.bloomberg.com/news/articles/2013-11-01/scenes-from-the-1755-earthquake-that-turned-lisbon-to-ruins)
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