La creazione di uno sportello genealogico nel comune di Collarmele nasce dalla consapevolezza dell’apporto funzionale delle fonti storiche all’identità territoriale e culturale della comunità, un apporto che la contemporanea letteratura relativa alle aree interne sottolinea con particolare urgenza. La recente ratifica parlamentare della Convenzione di Faro ha confermato l’importanza dell’eredità culturale quale diritto dei singoli cittadini, i quali sono depositari di un libero e illimitato godimento delle arti. La genealogia, quale disciplina ausiliaria della storia finalizzata al rintracciamento dell’ascendenza di famiglie e stirpi, potrebbe rappresentare una delle chiavi di volta nel quadro del recupero delle identità culturali e di quello che Vito Teti ha definito il "senso dei luoghi", in particolar modo nei territori marginali e spopolati dell’Appennino.
Funzionamento
Ad oggi, l’indagine sul passato familiare scaturisce da iniziative prese dal cittadino appassionato che attraverso i dati a sua disposizione, i registri conservati in comune, nelle parrocchie e negli archivi di stato prova a ramificare il più possibile il proprio albero di famiglia. L’obiettivo dello sportello genealogico è quello di creare un cantiere permanente d’approfondimento, un riferimento all’interno del comune che supporti il cittadino nelle ricerche al fine di ricostruire la sua storia familiare nel modo più accurato. La ricerca non sarà limitata all’esclusiva ricostruzione generazionale, ma cercherà di integrare le storie familiari riscoperte nel tessuto sociale della comunità collarmelese tra l’età moderna e l’età contemporanea (XVI° sec. – XX° sec.), creando un ponte tra la storia post-sismica e quella del paese perduto esistito fino al terremoto del 1915. I cittadini potranno recarsi in comune per le ricerche ogni venerdì dalle ore 9:00 alle ore 12:30.
Fonti e supporti
Le ricerche saranno condotte attraverso gli atti dello stato civile custoditi in comune (atti di nascita, atti di morte, atti di matrimonio dal 1865 in poi) e quelli digitalizzati nel portale "Antenati" creato dal Mibact e dalla Direzione Generale degli Archivi (1809-1865: stato civile napoleonico, stato civile della restaurazione, stato civile italiano). Qualora l’interesse del cittadino si orienti per un’ulteriore ricerca a ritroso, lo sportello supporterà le ricerche dal punto di vista del reperimento delle fonti (custodite nelle sedi archivistiche diocesane e statali, raramente digitalizzate) e della loro discussione. L’albero verrà compilato utilizzando la piattaforma “Ancestry”, che ad oggi conta oltre cento milioni di alberi genealogici sparsi in tutto il mondo.
La genealogia e i Collarmelesi d'oltremare
La funzionalità della piattaforma Ancestry si esprime soprattutto attraverso la capacità di connettere con notifiche immediate gli alberi genealogici quando si riscontrano delle corrispondenze. Tenendo in considerazione l’ingente quantità di collarmelesi che tra la fine del XIX° secolo e durante il XX° emigrò in diverse nazioni, l’incremento degli alberi genealogici della comunità condurrà ad un recupero dei contatti con molti discendenti di emigranti che hanno fatto ricorso allo strumento genealogico, nel segno di una futura e più salda integrazione culturale tra attuali residenti e parenti lontani, i "Collarmelesi d'oltremare" o quelli meno lontani che accresceranno le fila dei tanti cittadini americani, canadesi, argentini, australiani e così via, che ogni anno scelgono di riscoprire le proprie comunità originarie attraverso il turismo genealogico nelle aree interne italiane.
Incontri pubblici sullo stato delle ricerche. I cittadini raccontano la loro storia
La riscoperta della storia comunitaria passa anche attraverso l’indagine genealogica. Uno dei motivi alla base della creazione dello sportello genealogico è incentivare la partecipazione dei cittadini alla riscoperta dell’identità territoriale. In questo senso gli esiti delle ricerche saranno presentati organizzando degli incontri pubblici, durante i quali saranno i cittadini che avranno intrapreso le indagini a raccontare alla comunità riunita i risultati raggiunti e le future prospettive di ricerca. Sarebbe, infine, interessante al termine del percorso far confluire le storie familiari riscoperte in un volume contenente i contributi dei partecipanti interessati.
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